Bianca, biologica e allevata libera
La carne che fa meno male al Pianeta
Scegliere polli non cresciuti in gabbia non è importante solo per il gusto e la qualità
Dall'accrescimento forzato degli animali danni pesanti per salute e ambiente
Bianca, biologica e allevata libera la carne che fa meno male al Pianeta
23 marzo 2008
http://www.repubblica.it/
di VALERIO GUALERZI
Polli in allevamento
ROMA - E' un sentiero stretto quello che deve percorrere il consumatore, responsabile ma deciso a non fare sparire la carne dalla sua tavola. I margini per comportarsi in maniera eco compatibile senza rinunciare alla bistecca o al pollo arrosto sembrano essere davvero esigui. Se l'aggettivo viene ormai associato un po' a tutto, dall'energia ai trasporti, dal turismo all'agricoltura -gli ecologisti integralisti lo considerano più che altro un ossimoro di comodo- definire un allevamento "sostenibile" è qualcosa che rimane difficile anche ai più pragmatici.
"Se prendiamo in esame quello che accade nella zootecnia bovina c'è davvero poco a cui aggrapparsi", spiega Guglielmo Donadiello, responsabile agricoltura di Legambiente. "Le pratiche d'ingrassamento rese necessarie dal consumo di carne rossa su larga scala sono sostanzialmente incompatibili con qualsiasi concetto di sostenibilità. Le cosiddette vacche 'nutrici' possono anche essere lasciate pascolare in libertà, ma tutto finisce quando avviene il ristallo e devono essere rimpinzate di soia proveniente in massima parte dalle coltivazioni intensive dell'America Latina, con gli enormi costi ambientali (trasporto, deforestazione, inquinamento) che questo comporta".
I cultori dello Slow Food e delle razze autoctone da crescere al pascolo non saranno d'accordo, ma sul potenziale di questa alternativa Donadiello è scettico. "All'attuale ritmo dei consumi - dice - tutti i capi di Piemontese e Chianina non sarebbero in grado di sfamare Milano e Roma per più di qualche mese". "L'unica vera alternativa - aggiunge - potrebbero essere gli allevamenti biologici", dove non solo sono messi al bando determinati tipi di mangimi, ma gli animali sono lasciati crescere in libertà e più lentamente.
In Italia, stando all'ultimo rapporto Ismea, sono però una rarità: quelli con oltre cento capi di bestiame censiti nel 2007 sono in tutto 13. Comprare carne bovina biologica in Italia significa quindi quasi sempre comprarla d'importazione, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista dell'inquinamento prodotto dal trasporto.
Va un po' meglio se dalla carne rossa ci si sposta su quella bianca, e non solo perché a parità di chili prodotti la quantità di CO2 emessa cala decisamente. Nel campo avicolo gli allevamenti "sostenibili" sono infatti più facili da realizzare e malgrado il forte ritardo che ci distingue dal resto d'Europa, anche qualche gigante del settore come Amadori ha iniziato a darsi da fare. "Fermo restando che malgrado la forte differenza di prezzo la scelta migliore resta quella del biologico, stanno iniziando a diffondersi anche degli allevamenti 'convenzionali' dove gli animali sono tenuti in libertà", spiega Donadelli. Le differenze rispetto a quelli cresciuti in gabbia sono fondamentali, non solo per le evidenti ragioni "animaliste".
"Tenuti liberi - precisa ancora Donadelli - polli e tacchini hanno il tempo di crescere fino a circa ottanta giorni anziché i trenta delle gabbie. Questo significa che non devono essere pompati immediatamente con le proteine della solita soia importata, ma hanno il tempo di assimilare quelle di orzo e altri cereali, incamerando anche i sali minerali importanti per la nostra alimentazione".
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